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San Isidro Futbòl

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San Isidro Futbòl

19.04.2012 – Presentiamo questo libro in coincidenza con “Un calcio all’indifferenza”, iniziativa destinata a raccogliere fondi per aiutare le popolazioni di zone povere come il Messico dove in questi mesi stanno lavorando David e Lorena, perché la storia del romanzo è ambientata proprio in Messico, a San Isidro, un paesino talmente dimenticato da Dio e dagli uomini, da non sapere nemmeno di quale stato della confederazione fa parte. E’ abitato da poveri contadini, rozzi, ignoranti ma molto dignitosi, ed ha un solo vanto: la squadra di calcio. Nella squadra di calcio brilla la stella di Quintino, che gioca nel ruolo di matador, un ruolo ‘non-ruolo’, riservato a chi, per capacità tecnica, fantasia, bravura ed imprevedibilità, non può soggiacere a regole e schemi.

Succede però che prima della partita più importante della stagione, Quintino passi l’intera notte in strapazzi erotici con la sua Antonia (figlia dell’allenatore), che il giorno dopo si presenti in campo con le gambe molli e gli occhi appannati, e che la sua squadra, dopo il primo tempo, le prenda di santa ragione. Ma succede anche che ad un certo punto Quintino cada, sbattendo il naso sulla riga bianca che delimita l’area, che la riga bianca sia fatta non con la polvere di gesso, ma con un polvere bianca sconosciuta, trovata in sacchi presenti su un aereo misterioso caduto qualche giorno prima nella sierra, e che dopo quella caduta Quintino ritrovi tanta forza ed energia da ribaltare il risultato e far vincere il San Isidro. Da quel momento si dipana un’intricata e divertente vicenda, in cui gli abitanti del paese, prima sorpresi e poi arrabbiati, vedono passare davanti a sè, trafficanti tanto cattivi quanto imbelli, poliziotti corrotti ed incompetenti, fino a quando uno strano prete, Padre Pedro, che suole portare il vangelo in una mano e il revolver nell’altra, arriva e come un moderno cow-boy mette le cose a posto.

In ‘San Isidro Futbol’ il calcio non è un fine nella narrazione, ma il mezzo per costruire una vicenda spassosa e a volte esilarante. Pino Cacucci (di cui si ricorda il più famoso ‘Puerto Escondido’), in pochissime pagine riesce a fare molte cose: quella più importante, in questa sede, è che ci fa tornare alla mente l’aspetto più antico e mitico della nostra passione per il calcio, le nostre partite sconclusionate giocate nei cortili e nei campetti, alla presenza di un pubblico fatto di amici e di parenti, l’emozione ad indossare le prime divise, l’ansia, la rabbia, la gioia per la vittoria e la delusione per la sconfitta. Ma non c’è solo calcio, anzi, come dicevamo poco sopra, in questo romanzo il calcio è un mezzo narrativo, e non un fine: e allora ci sono anche, e soprattutto, le vicende di un gruppo di poveracci, testardi e cocciuti, alle prese con qualcosa e qualcuno più grande di loro, e, in un sottofondo sempre vivo e pulsante, la descrizione intima sofferta e divertente di un paese, il Messico, che troppi di noi conoscono solo attraverso i depliant turistici o i luoghi comuni.

San Isidro Futbòl (1996)
di Pino Cacucci
ed. Feltrinelli

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